Si è per un attimo disorientati, la prima volta che si entra in contatto con un’opera di Di Fabio. Il piacere estetico è immediato e si ha la tentazione di abbandonarsi alla moltiplicazione delle forme, al gioco di ripetizioni e variazioni. Ma è un’illusione fugace. L’intensità del rapporto tra reticoli e sfondo (i primi si innestano in modo energico, quasi parassitario sul secondo), l’irregolarità dei reticoli che alternano morbidezza e ruvidità, la familiarità inconscia delle forme dichiarano con fermezza che non siamo nel campo del formalismo.
The first time that one comes into contact with a work by Di Fabio, there is a momentary sense of disorientation. The aesthetic pleasure is immediate, and one is tempted to surrender to the multiplication of forms, the game of repetitions and variations. But it is a fleeting illusion. The intensity of the relationship between lattices and background (the former are grafted in a forceful, almost parasitic way, onto the latter), the irregularity of the lattices that alternate between softness and roughness and the unconscious familiarity of the forms all firmly declare that we are not in the field of formalism.
Milano, Luca Tommasi Arte Contemporanea, settembre - novembre 2016